Biografia cadorina

Luigi Coletti

Cinquant’anni fa moriva Luigi Coletti, di famiglia cadorina, grande Storico dell'Arte. I Coletti si erano costruiti un signorile palazzo a Treviso. Interventista e medaglia d’oro nella grande guerra, Luigi conseguì nel 1932 la docenza in storia dell’arte e tenne cattedra a Bologna, Pisa e Trieste. Restò sempre legato al Cadore.

di Bruno De Donà

Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di ottobre 2011

Cinquant'anni fa, il 10 settembre 1961, moriva lo storico dell'arte Luigi Coletti. Oltre centocinquanta titoli comprendenti articoli, saggi e volumi costituiscono la testimonianza dell'impegno culturale che profuse dal 1904 e alla sua scomparsa. Il nome fa subito rimbalzare alla memoria la figura dell'illustre patriota che fu a fianco di Calvi nel corso dei moti del 1848 e a cui Pieve ha dedicato una piazzetta. Stiamo invece parlando del nipote, nato a Treviso il 10 febbraio 1886 da Isidoro e Anita Gobbato. Nel capoluogo della Marca fin dalla seconda metà dell'Ottocento i Coletti aveva spostato stabilmente residenza e punto di riferimento per le attività imprenditoriali legate al commercio di legname da cui avevano tratto larga fortuna. A Treviso, in borgo Cavalli, si erano costruiti un signorile palazzo pur mantenendo stretto contatto con Pieve dove stava la casa originaria, corrispondente all'ex caserma dei carabinieri, restaurata qualche anno fa. Laureatosi in giurisprudenza a Padova nel 1909, Luigi Coletti junior, alla vigilia della prima guerra mondiale partecipò alla campagna interventista entrando in contatto con Cesare Battisti ed arruolandosi successivamente come volontario. Rimasto a lungo in prima linea sulle Dolomiti, dove si era guadagnato la medaglia d'oro al valor militare, dopo Caporetto venne fatto prigioniero sul Monfenera. Quindi il rientro a casa, alla fine del 1918. Nel dopoguerra iniziava a dedicarsi ai prediletti studi di storia dell'arte, campo nel quale sarebbe eccelso segnalandosi a livello nazionale. Molto gli deve Treviso sul piano della conservazione e tutela del proprio patrimonio museale. A cominciare dal salvataggio della mura cinquecentesche di Frà Giocondo, minacciate nel 1920 di demolizione, alla salvaguardia della romanica Loggia dei Cavalieri e alla riapertura della chiesa di San Francesco, uno dei gioielli della città, già ridotto a magazzino militare. Commissario del Museo Civico, cooperò con l'abate Luigi Bailo, custode delle memorie locali, alla ricostruzione dell'istituto a seguito dei danni bellici. Nel 1932, conseguita la libera docenza in storia dell'arte, iniziò la carriera universitaria tenendo cattedra negli Atenei di Bologna, Pisa e Trieste, dove fu anche preside di facoltà. Al Cadore restò sempre legato. Aveva una particolare predilezione per Villanova di Borca, dove trascorreva tutte le estati e fu lì che completò “Tutta la pittura di Giorgine”,una delle sue opere più rilevanti, pubblicata nel 1961. Restano fondamentali altri suoi lavori sui pittori italiani 'Primitivi', Tommaso da Modena e artisti del Quattro e Cinquecento, e la serie dei 'Cataloghi delle cose d'arte e d'antichità d'Italia', opera di carattere filologico e critico assieme, dove l'investigazione erudita va di pari passo con il riconoscimento dei valori formali dell'opera studiata. Una voce del Dizionario biografico degli italiani della Treccani ha reso doveroso omaggio ai suoi meriti.'Nella casa di Borgo Cavalli, luogo di incontro di studiosi e intellettuali, era custodita fino alla scomparsa del professor Fernando Coletti, figlio di Luigi, la ricca biblioteca di famiglia che contava varie migliaia di volumi e pubblicazioni. Nel suo ambito era pure conservato l'archivio di famiglia contenente preziosi documenti riguardanti anche il Casato Sampieri' che a Pieve possedeva il palazzo posto a fianco della casa di Tiziano - con il quale i Coletti erano imparentati. Tutto è al momento tenuto in custodia presso la Fondazione Benetton a Treviso. Si tratta di una miniera pressoché inesplorata di notizie che potrebbero giovare alle ricerche riguardanti la storia del Cadore.

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