STORIA CADORINA

RIDATECI IL NOSTRO ANTICO STATUTO

Grati alla Tiroler Landesarchiv di Innsbruck per la copia, ma noi vogliamo riavere il documento

di Bruno De Donà

Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di giugno 2009

Il volume, aperto ed adagiato sul leggio, faceva bella mostra durante l’ultima seduta del consiglio della Magnifica Comunità. Una lodevole idea, quella di esporre l’esemplare degli Statuti cadorini del 1388, autentico vanto del Cadore e simbolo della sua antica storia. Peccato davvero che quel documento sia un falso. Si tratta infatti solo - come si legge in un foglio illustrativo - dell’anastatica dell’esemplare manoscritto comprensivo delle addizioni e disposizioni approvate, successivamente sottratto dalle truppe imperiali a Pieve di Cadore durante le guerre cambraiche. L’originale è conservato al Tiroler Landesarchiv di Innsbruck. Bontà sua, la direzione dell’archivio austriaco ce ne produsse una copia, donandola alla Magnifica nel 2004. In un Paese come l’Italia, le cui opere di pregio artistico e storico sono andate ad incrementare le collezioni dei musei di mezzo mondo, dopo essere state trafugate dal predatore di turno, non ci sarebbe poi nemmeno tanto da stupirsi di dove sia finito il nostro prezioso documento. Che fu, per dirla con le parole di Giovanni Fabbiani, rubato nel 1511 dai tedeschi, portato a Dobbiaco, poi a Trento e quindi all’archivio della Luogotenenza di Innsbruck. Lo storico ricorda che nel 1354 allo Statuto si aggiunsero le concessioni del patriarca Nicolò, poi le “provisiones et reformationes” continuarono negli anni successivi e nel 1451 si dette l’incarico al vicario coadiuvato da una commissione di cadorini giurisperiti, di apporvi delle migliorie. Proprio questo fu l’esemplare trafugato dai tedeschi. Grati per l’omaggio della copia, ci sentiamo peraltro di proporre la restituzione dell’originale. Perché non avanzare la richiesta, cogliendo al balzo la ricorrenza di cui si continua a fare un gran parlare, degli eventi del 1508, allorché l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo subì a Rusecco una dura batosta ad opera dei veneziani e cadorini? Nessuno cerchi motivazioni polemiche o confittuali in una simile domanda. E’ sorretta solo dal legittimo desiderio di poterci riappropriare di un documento portante della storia cadorina - essendovi raccolte le nostre antiche leggi e le consuetudini - in un significativo momento. Oltralpe sono molto attenti e solerti riguardo a tutto ciò che pertiene al proprio passato. Pensiamo solo all’iniziativa di un parlamentare Werner Neubauer, che di recente ha annunciato di voler proporre al parlamento di Vienna di assegnare su richiesta, la doppia cittadinanza, ovvero quella italiana e quella austriaca, ai discendenti di quanti prima del 1920 furono sudditi del Kaiser. E tra gli interessati vi sono, guarda caso, anche i nostri vicini ampezzani. Bravi questi austriaci, sempre così sensibili e attenti alla loro storia. Così capaci di declinarla al presente... Noi, in fondo, che cosa chiederemmo? Solo di riavere indietro una vecchio manoscritto, che sentiamo un po’ ad un atto di nascita. E che ci è stato rubato.

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